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8 luglio 2012

Riflessioni di una domenica di Luglio



Un mio professore sosteneva che il capitalismo ha un unico modo per risolvere le sue cicliche crisi: La guerra mondiale. Ed a guardare la storia mi sa che aveva ragione. La prova più significativa, riferendoci solo agli ultimi 150 anni, quella più evidente e quella dalle conseguenze più micidiali, è costituita dalla scelta storica, fra il Capitalismo e il Comunismo, del primo a danno del secondo. Il capitalismo é accumulo di ricchezza, é la legge del mercato che é quella del più forte che detta le condizioni e del più debole che deve accettarle; e la logica del massimo profitto attraverso lo sfruttamento del prossimo; della speculazione finanziaria che gioca sulla pelle dell'economia reale.
Il comunismo invece voleva costruire la giustizia, la pace, l'egualitarismo, una società senza servi e senza padroni, in questo mondo, non nell'alto dei cieli, ma qui e ora, fra noi. Ecco questo vorrei dire a chi soltanto a sentire la parola comunismo scappa a gambe levate....ma non era di questo che volevo parlare.
Questo è il classico periodo in cui ho in mente di scrivere di moltissime cose ma non so mai in che modo farlo. Per esempio volevo scrivere del fatto che mi sono odiato moltissimo per aver disprezzato delle persone solo perchè avevano il problema di non riuscire a comprendere cos'è che non riuscivano a comprendere. La cosa è abbastanza frustrante. Poi mi sono reso conto che la ragione di ciò era dovuta principalmente alla loro rinuncia (conscia e non) di pensare. Ci sono persone letteralmente terrorizzate dal pensiero. Te ne accorgi subito quando gli parli. Sono capaci di parlarti di tutto pur di non dirti niente. Hanno la necessità di tener constantemente la mente occupata da un qualche tipo di problema o preoccupazione pur di evitare una benchè minima nuova consapevoleza che chissà dove li possa portare.

Ecco soffermandomi un po di più su questo tipo di persone ho capito che le loro paure sono in realtà anche le mie, magari le loro in modo più amplificato tale da impedirgli anche la più piccola via d'uscita. E credo che perseverare con loro sia comunque in qualche modo costruttivo, mai rinunciare a creare del valore percepito che ha come risultato un vantaggio reciproco anche se ora non vi so dire proprio bene bene il modo in cui farlo.

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