Ci sono dei luoghi della mia città che sono rimasti negli anni uguali a se stessi, proprio come se il tempo si fosse fermato. In questi posti tutti i luoghi comuni, i clichè e gli stereotipi che questa città da sempre si porta dietro si materializzano di colpo. Uno di questi sicuramente è il Borgo di Sant'Antonio Abate, volgarmente chiamato "O Buvero". All'interno di questo borgo in un vicolo largo al massimo 5 metri e lungo circa un kilometro, sempre stracolmo di persone, si tiene ogni giorno un grande mercato all'aperto, con i prezzi più bassi (credo) della città, ma non per questo con la merce più scadente, anzi. E dove ci puoi trovare davvero di tutto: Dalle arancie a 50 cent. al Kg ai vestiti firmati armani, dalle scarpe false (ma fatte bene) della Nike agli Iphone originali, venduto tutto rigorosamente su bancarelle. Io stamattina ci sono andato per comprare degli addobbi natalizi. La contrattazione sul prezzo è una cosa usuale, tanto che un negozio d'abbigliamento aveva un cartello con la scritta: "Prezzi quasi fissi". Anche se io non sono bravo in questo genere di cose credo di aver fatto comunque un buon affare: all'interno di un antrone di un palazzo seicentesco adibito a magazzino con 25€ ho comprato tanti addobbi davvero carini e particolari. Soddisfatto stavo per andarmene quando vedo un gruppeto di persone che discuteva animatamente, mi avvicino ed al centro e c'era una ragazza molto avvenente vestita in un modo da non passare del tutto inosservata, con accento tipico dei paesi dell'est. La ragazza si lamentava con un signore che a suo dire gli aveva appoggiato "volontariamente" una mano in una zona del corpo molto intima, mentre il signore brizzolato, sulla sessantina, si difendeva sostenendo che la cosa era stata del tutto casuale e che era dovuta alla ressa che c'era nel mercato. Subito ne è scaturito un dibattito in tutto il borgo sulla "presunta" toccata volontaria o meno ed in quale precisa parte del corpo la mano effettivamente si era poggiata, tanto che camminando sentivo dei commenti (quasi tutti a favore del signore) del tipo "Quella prima si veste in quel modo e poi si lamenta pure!" Mi sono divertito molto, non credo che se fossi andato all'Auchan o in qualche altro non luogo avrei assistito a scene simili. Ci sono rimasto un po' male però quando sono andato al bar a prendere un caffè: l'ho dovuto pagare! Non era un sospeso! Cos'è il caffè sospeso? La storia del "caffé sospeso" che, come De Crescenzo narra, come tradizione vuole, a Napoli consiste nel pagare un altro caffé oltre quello che si sta per consumare, da offrire in omaggio a una persona che passerà più tardi. Per esempio una persona che voleva festeggiare la nascita di un figlio o la vincita al lotto, oltre a pagarsi il suo caffè ne pagava altri due o tre, "sospesi". Tanto che anni addietro c'era l'abitudine da parte dei più poverelli di girare per i Bar e chiedere se c'erano sospesi. In vita mia non ho avuto mai la soddisfazione di bere un "sospeso", quasi quasi domani li offro io tre "sospesi".
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