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8 settembre 2013

In giro per i Decumani

Alla prossima fermata devo scendere, non potrebbe essere altrimenti perchè è anche l’ultima, almeno lo è ancora fino a quando non sarà completato l’ultimo tratto della metro. Ho paura che lo sarà ancora per molto. Sono arrivato a Dante. La stazione di Piazza Dante. La metro ci ha messo buoni venti minuti per arrivare fin qui. Le porte si aprono, mi accingo ad uscire, ma alcuni passeggeri che salgono a bordo non hanno alcuna intenzione di dare la precedenza a me che invece esco. Sono loro. Li riconosco. Ma tant’è ci sono abituato e non mi aspettavo certo il contrario.
Arrivo su in piazza e noto che nonostante abbiano completamente recintato la statua del sommo poeta per non renderla vittima di graffiti e scarabocchi vari qualcuno è riuscito lo stesso a lasciare il suo segno. Sono sempre loro.
Mi dirigo verso Port’Alba, la strada dei libri, ci sono come sempre piccole librerie ovunque ed i libri che espongono sono davvero tanti, mi chiedo se davvero ci sia ancora cosi tanta gente che compra tutti quei libri. A giudicare da come va il mondo non sono in tanti a leggere al giorno d’oggi. Chi li compra tutti quei libri? Purtroppo ho la sensazione che se non fosse per gli incassi dei libri scolastici difficilmente riuscirebbero a tirare avanti. La via resta molto caratteristica e si annusa nell’aria un passato molto importante.

Uscendo da Port’Alba scorgo sulla sinistra Piazza Bellini con i suoi resti delle mura greche del Decumano superiore sulla quale si affaccia tra gli altri Palazzo Firrao. Le mura dei palazzi sono imbrattate qua e la di scritte amene e per terra ci sono decine di bottiglie di birre lasciate li dalla sera prima, ma forse anche di più. Le panchine sono quasi tutte malandate o imbrattate. Non posso non pensare al fatto che in qualunque altra città del mondo una piazza cosi sarebbe sicuramente tenuta in tutt’altro modo. Alla mia destra invece c’è la discesa di Via Sebastiano, la via della musica per via dei numerosi negozi di strumenti musicali.
Decido di proseguire dritto verso la stradina che si imbocca per andare al conservatorio. Faccio qualche passo e dopo aver oltrepassato la prestigiosa libreria Colonnese ed il conservatorio stesso mi ritrovo davanti l’entrata della Chiesa di San Pietro a Majella. Non posso non entrarci.

All’interno si respira quell’atmosfera tipica che solo le chiese gotiche sanno creare. E questa qui ne è un degno esempio. Cerco di mettere in pratica i consigli di Fulcanelli per carpirne i segreti ma non ne sono in grado, qualcosa però mi arriva lo stesso. Ciò che più ammiro in questa chiesa oltre alle due navate laterali piene di affreschi e monumenti è il magnifico soffitto pieno di intarsi oltre che di dipinti. Decido di uscire, lo faccio dall’uscita laterale nella navata di sinistra e mi ritrovo in piazza Miraglia, davanti a me si erge la Basilica di Pietrasanta che di recente è passata ogli onori delle cronache per alcuni ritrovamenti nei suoi sottosuoli di simboli risalenti addirittura ai Templari. Penso che forse il fatto che i famigerati Templari abbiano operato da queste parti possa contribuire a portare un qualche entusiasmo in più in termini di ricerca, cultura ed anche Turismo. Mi ridesto subito dall’idea però quando penso che un “presunto” miracolo come quello di San Gennaro nel Duomo della città a poche centinaia di metri da dove mi trovo non richiama che un manipolo di persone ogni anno. Una qualsiasi altra città avrebbe sfruttato un evento simile (vero o fasullo che sia) in ben altro modo. Certo il territorio qui è ricco di ben altri misteri. Un concentrato di arte che l’unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità. D’altronde sono in pieno centro storico e se non bastasse sono all’altezza del decumano maggiore, vale a dire il primo tracciato cittadino costruito dai greci. Il passato di queste piazzette e di questi vicoli lo si può ancora annusare nell’aria. Ogni singola pietra di questo posto ha una vibrazione specifica. Penso che negli anni prima di me su queste stesse strade sono passati: Virgilio, Giordano Bruno, Tommaso D’Aquino, Boccaccio, Francesco Petrarca, Benedetto Croce e tanti altri. La cosa mi emoziona. Noto con piacevole sorpresa il pullulare di Bed and Breakfast all’interno di palazzi antichi ristrutturati. Ma non può bastare.
Faccio qualche altro passo e mi ritrovo in Via dei Tribunali, chiamata cosi perchè se la si percorre tutta si arriva davanti Castel Capuano sede del tribunale fino a qualche anno fa, ora in attesa di ospitare qualcosa di degno. Sono indeciso se continuare su questa via fino ad arrivare a piazza San Gaetano per entrare in San Lorenzo Maggiore, la basilica in cui Boccaccio incontrò la sua fiammetta o scendere per San Domenico Maggiore. Decido per quest’ultima soluzione, lungo la strada scorgo sulla sinistra un’enorme fila di turisti davanti alla biglietteria della Cappella Sansevero, la cosa non mi sorprende, da anni ormai è uno dei monumenti più visitati della città e non solo per il Cristo velato. Un tempietto unico al mondo per il suo valore artistico, mistico ed esoterico. Oltre al Cristo infatti ci sono altri capolavori come la statua della pudicizia e quella del disinganno. Come sia stato possibile lavorare il marmo in quel modo per me rappresenta sempre un mistero.
In piazza San Domenico Maggiore c’è un gruppetto di tedeschi che ha deciso di fare una sosta ai tavolini del Bar Scaturchio. Noto le loro Fotocamere reflex in bella mostra e tremo per loro poverini, non sanno a cosa si espongono. Quasi li scorto per un po, poi intuisco che quei signori in borghese fermi su quelle moto di grossa cilindrata sono sicuramente dell’antiscippo. La zona in effetti è molto presidiata dalle forze dell’ordine. Lo deve essere. Forse si è più sicuri qui che a Posillipo, anzi sicuramente.
Decido di entrare nella basilica che sovrasta la piazza. Se San pietro a Majella era un degno esempio di arte gotica questa qui ne è l’apoteosi. Impreziosita anche da un tocco di barocco si può respirare tutta la sua storia tra le sue navate, il bellissimo altare non convenzionale e le tante cappelle. Il soffitto a cassettoni poi è un capolavoro assoluto. Di Fulcanelli qui dentro non c’è affatto bisogno. Appena si entra si viene subito pervasi da un sentimento di gratitudine per aver creato un opera del genere. Anche se non è la chiesa della città che preferisco in assoluto.
Sono di nuovo in strada, nella via che spacca la città in due. Guardo la gente che passa, la sento parlare. Tra gli altri sono presenti anche loro, d’altronde è qui che essi vivono. Sono in tanti e sono sgraziati, si quello che gli manca è la grazia. La grazia nel parlare, nel muoversi , nel pensare, nell’agire. Intuisco le loro nevrosi. Sono sciatti ed hanno paura, hanno una paura inconfessabile. Sono inconsapevoli. Sono vittime. Nuociono a loro stessi ed a tutto ciò che toccano. Non ne sanno niente della Cappella San Severo, ne delle basiliche maggiori della città, ne di Giordano Bruno o Boccaccio e si dicono orgogliosi di questo posto. Mi chiedo da dove provenga questo male, questo senso del brutto cosi esasperato, questa assuefazione al peggio. Dall'Unità d'Italia, Dalle dominazioni spagnole? Dalle due guerre? Oppure è proprio una natura intrinseca del territorio stesso? Non ho ancora trovato una risposta.


Mi accorgo che sono arrivato ormai a Piazza del Gesù. Il Decumano ora è quello inferiore. Due Chiese Maestose si ergono ai miei lati. Alla mia destra c’è la chiesa del Gesù Nuovo con le sue infinite decorazioni interne dettate dal suo stile barocco. La chiesa è quella più attiva dal punto di vista religioso ed una delle più visitate ed amate della città, ma dal punto di vista artistico a me in particolare non ha mai affascinato tanto, anche se rimango sempre impressionato dalla scelta di rivestire la facciata esterna di tante piccole piramidi sulle quali poi è impresso un messaggio di tipo iniziatico con oscuri simboli sparsi.
Mi dirigo alla mia sinistra entrando cosi nel cortile della chiesa della città che più amo in assoluto, è la basilica di Santa Chiara. Meglio conosciuta come Monastero di santa Chiara con annesso convento e chiostro maiolicato. La chiesa purtroppo durante la seconda guerra mondiale venne bombardata e perse moltissimi dei suoi affreschi. Ma nonostante ciò è un’esempio di stile gotico davvero considerevole. Anche se ci sono una ventina di cappelle con dipinti, statue ed altre opere d’arte appare davvero molto spoglia creando cosi un’atmosfera quasi metafisica. Quando entro in questa chiesa ho come l’impressione che all’interno ci sia soltanto l’essenziale, ciò che deve esserci, ciò che serve per nutrire l’anima, solo che non so di preciso cosa sia ma è li.



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