Ci ostiniamo a dire Io, Io, Io a credere di avere una identità precisa.
Nonostante in noi non è rimasto un solo atomo di quando siamo venuti al mondo. Miliardi di cellule nel nostro organismo ogni giorno muoiono ed altrettante ne rinascono dalle loro ceneri. Proprio come accade ad una fenice.
Il bambino che eravamo all'inizio dei nostri anni non esiste più, cosi come lo spensierato ragazzo adolescente, ed il novello sposo. Ci identifichiamo nel lavoro che facciamo, nel ruolo che ricopriamo, nel nostro carattere, nel modo in cui gli altri ci vedono. Ma la domanda è "siamo veramente noi oppure è soltanto la nostra personalità ?" e soprattutto "Chi siamo realmente?"
Ci sono attimi, frangenti infinitamente piccoli che tutto mi appare chiaro. Ed ecco che concetti come Anima, corpo e spirito perdono la loro evanescenza, la loro fumosità per diventare concetti realmente tangibili. A volte ho la sensazione che noi siamo realmente composti da corpo (materia), anima (una qualche forma di energia) e spirito (la nostra vera essenza). Solo che spesso facciamo l'errore di confondere l'abitatore (lo spirito) con l'abitacolo (anima e corpo).
Poi l'attimo svanisce e questi concetti riacquistano la loro fumosità.
Una cosa rimane però: In tutte le vicende della mia vita ho la sensazione che in me convivano almeno due anime, una che agisce e l'altra che osserva.
In pratica in ogni frangente, in ogni situazione della mia vita c'è sempre chi agisce e chi osserva.
Quando scherzo o rido con un amico. Quando mi sono disperato per qualche brutto momento. Quando corro per fare jogging. Quando faccio l'amore.
Mi chiedo io quale sia realmente dei due, se l'attore o lo spettatore, ma forse sono entrambe le cose o forse sono veramente io quando sia pure per brevi attimi quei due riescono a fondersi in una cosa sola.
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